La decisione della consulta ha chiarito, da una parte, il quadro relativo alla legge elettorale ma dall’altra ha ulteriormente complicato la questione.
Bocciando il ballottaggio tra i due partiti con il maggior numero di voti ma lasciando quota 40% per ottenere il premio di maggioranza che garantirebbe la governabilità del Paese, tutti gli schieramenti politici sono in difficoltà, dal momento che nessuno appare in grado di raggiungere autonomamente tale soglia. Se si andasse al voto con questa elaborazione della legge elettorale, qualunque risultato sortisse dalle urne necessiterebbe di accordi post voto, più o meno artificiosi.
Renzi, evidentemente, puntava ad ottenere l’agognato 40% ma ora tutto è crollato. D’Alema agita lo spettro della separazione dal PD con la creazione di un nuovo soggetto politico che, stando ai sondaggi, potrebbe arrivare al 14%. Renzi, con lo spezzone di PD rimasto, arriverebbe forse al 22%. Che fare, allora? Servirebbe una nuova legge elettorale armonizzata per le due Camere, come richiesto dal presidente della Repubblica, una nuova legge oppure il ritorno al Mattarellum o al proporzionale.
Tutto, basta che non si perda altro tempo: queste incertezze pesano sui mercati e sull’economia, mettendo maggiormente in difficoltà, in una situazione di stallo l’economia nazionale già in difficoltà rispetto al resto d’Europa.