Azionario

Azionario: differenze e analogie tra i mercati dei paesi sviluppati e gli emergenti

Tra le forme di partecipazione ai mercati finanziari, una, più d’altre, sta crescendo significativamente negli ultimi anni: l’investimento in azioni. Gli italiani, da sempre restii all’investimento in strumenti finanziari con volatilità accentuata, hanno notato come il mercato azionario riesca a offrire rendimenti più interessanti nel lungo periodo. E, di conseguenza, hanno optato per l’allocazione di parte dei propri risparmi in questo asset finanziario.

Nel vasto mondo del mercato azionario esistono sensibili differenze dovute a svariati motivi, come il settore industriale, la contingenza economica e, soprattutto, l’area geografica. Ed è su quest’ultimo aspetto che concentreremo la nostra attenzione nel prosieguo dell’articolo, analizzando quali siano differenze e analogie tra i mercati azionari dei paesi sviluppati e quelli emergenti.

Paesi sviluppati vs. paesi emergenti: cos’è successo negli ultimi due decenni

Prima di scendere nel dettaglio, va chiarita quale sia la differenza tra paesi sviluppati ed emergenti: i primi godono di economie mature, alti livelli di PIL pro capite, infrastrutture avanzate, stabilità politica e mercati finanziari ben regolamentati; i secondi, invece, fanno riferimento a paesi in via di industrializzazione ma con tassi di crescita economica più elevati, seppur in un contesto di maggiore volatilità politica o finanziaria.

Volgendo lo sguardo ai rendimenti, ovvero quel che maggiormente interessa al risparmiatore, si evidenzia come i paesi sviluppati abbiano storicamente offerto dei rendimenti stabili, seppur più contenuti rispetto ad alcuni paesi emergenti. L’indice MSCI World, rappresentativo dei mercati azionari dei paesi sviluppati, ha fatto registrare un rendimento medio annuo di circa il 7/8% nel corso degli ultimi quattro lustri.

Se, invece, analizziamo l’indice MSCI Emerging Markets, notiamo che i rendimenti sono stati potenzialmente più elevati, a fronte, però, di una maggiore volatilità. In questi mercati non è raro assistere a fasi di correzione accentuata successivi a periodi di forte espansione economica, che possono essere influenzate dalle decisioni delle banche centrali o alle fluttuazioni delle valute locali.

Volatilità e rischio politico

Una delle principali differenze tra paesi sviluppati ed emergenti riguarda il livello di rischio politico e normativo. Solitamente, i paesi sviluppati dispongono di istituzioni solide e normative chiare, che riducono l’incertezza per gli investitori; viceversa, i paesi emergenti non godono della medesima stabilità politica e, non di rado, devono ancora provvedere ad effettuare importanti riforme fiscali ed economiche.

Anche nei paesi “maturi”, tuttavia, non mancano elementi di rischio sistemico, come si è visto nel corso degli ultimi lustri: crisi finanziarie, shock inflattivi e tensioni geopolitiche possono provocare elevata volatilità anche nei mercati azionari delle nazioni sviluppate. La differenza principale risiede nella resilienza delle istituzioni e nella capacità di reazione delle banche centrali.

Azioni paesi sviluppati e paesi emergenti: come bilanciarli all’interno del portafoglio titoli

Idealmente, in un portafoglio titoli sarebbe opportuno inserire entrambe le categorie per ottenere un’adeguata diversificazione dal punto di vista geografico. Come noto, i paesi emergenti rispondono a dinamiche differenti rispetto ai mercati sviluppati, poiché sono legati maggiormente a consumi interni in espansione, sviluppo industriale e infrastrutture in crescita.

In particolare, quando i mercati sviluppati entrano in una fase di stagnazione o correzione, alcune economie emergenti possono comunque registrare crescita positiva, bilanciando la performance complessiva del portafoglio. Non tutti i paesi emergenti, per quanto ovvio, sono uguali. Ad esempio, investire a Dubai, grazie a un’economia in forte espansione e infrastrutture all’avanguardia, è potenzialmente più redditizio rispetto ad altre località dei paesi emergenti.

D’altro canto, nel corso degli ultimi quindici anni, Dubai ha rafforzato significativamente la propria posizione come hub finanziario e commerciale dell’intera area del MENA (Middle East and North Africa) con riflessi fin qui positivi sul Dubai Financial Market, il mercato azionario locale che ho mostrato una forte capacità d’attrarre capitali internazionali. Non è casuale, di conseguenza, che la città emiratina si stia affermando come polo per le aziende tecnologiche e le startup fintech, rendendo attrattivo l’investimento azionario locale anche in settori differenti rispetto a quello petrolifero.

Autore dell'articolo: Redazione